Alamagoozlum, l’eccessivo

Alamagoozlum è un cocktail non IBA (quindi non c’è una codifica “ufficiale”), con una storia quasi secolare, che ha tutto difficile: il nome, gli ingredienti, la miscelazione. Ma che cocktail, gente! Credo che sia uno di quei casi di miscela che amerete o detesterete, senza una possibile via di mezzo. Io – ça va sans dire – lo amo, e spero di presentarvelo sotto la miglior luce, anche se non vi nasconderò gli elementi problematici.

Intanto, è un mistero il nome: se Mastellari (I cocktail mondiali) lo considera uno scioglilingua, al pari di “Abracadabra” (così, anche PunchDrink), ci spiega Stefano Nincevich che il nome significherebbe “quello sciropposo”; nel cocktail, infatti, c’anche sciroppo di zucchero (o altri sciroppi analoghi), e nello slang americano ‘goozlum’ significa, appunto, appiccicoso, gommoso (tipico di salse o zuppe).

Vi fornisco un po’ di versioni, poi discuteremo degli ingredienti, che sono particolari (la mia proposta è alla fine).

Versione di Federico Mastellari:

  • 20 ml Genever (Mastellari suggerisce il Notaris);
  • 15 ml Jamaican Rum (per Mastellari il Myer’s);
  • 15 ml Chartreuse gialla;
  • 15 ml Cointreau;
  • 10 ml sciroppo di zucchero;
  • 10 ml albume d’uovo pastorizzato;
  • 2 schizzi di Angostura;
  • twist limone, nessuna guarnizione.

Versione Difford’s Guide:

  • 20 ml Genever;
  • 15 ml Jamaican Rum;
  • 15 ml Chartreuse gialla;
  • 5 ml Orange Curaçao
  • 5 ml Angostura;
  • 10 ml sciroppo di zucchero;
  • 20 ml acqua ghiacciata;
  • 15 ml albume d’uovo pastorizzato;
  • guarnizione: ananas.

Già qui vedete alcune differenze importanti, che si accrescono con altre versioni.

Più o meno simili alle prime due versioni quelle di Forgotten Cocktails e di TommyPaul (che oltre a mostrarvelo su YouTube con espressione incomprensibilmente depressa, mette in miscela l’albume di un intero uovo, fresco e non pastorizzato. Ma forse è depresso proprio perché si è beccato la salmonella…).

Adesso dobbiamo parlare degli ingredienti.

Partendo da quelli facili:

  • lo sciroppo di zucchero non va evitato; se siete a dieta non bevete cocktail, se invece volete un buon Alamagoozlum quei 10 ml di sciroppo di zucchero dovete metterli. (Io lo faccio in casa: 2/3 di zucchero e 1/3 di acqua in un pentolino, fate bollire mescolando e il gioco è fatto);
  • il Cointreau lo conoscete tutti. Evitate – fra i triple sec – il Grand Marnier che, a mio parere, non c’azzecca (il Gran Marnier è il gran figo dei triple sec, a base di Cognac, molto pretenzioso… va bene per altre cose); oppure…
  • l’Orange Curaçao, in alternativa al Cointreau. Sono gusti. Dopo vari esperimenti la mia soluzione propende verso il Curaçao per due ragioni: il Cointreau è molto zuccherino, e se questo è ciò che ci serve in altre occasioni, nell’Alamagoozlum, che necessita dello sciroppo (p.es. di zucchero), questo eccesso dolciastro probabilmente può essere evitato; la seconda ragione è estetica (i cocktail devono prima di tutto appagare l’occhio): l’Orange Curaçao non si chiama ‘orange’ per caso, e il suo contributo alla colorazione ambrata del cocktail è importante;
  • la Chartreuse gialla è il primo ingrediente particolare che non potete omettere; è ovviamente differente dalla verde; meno alcolica e con botaniche simili ma non completamente identiche. Il problema è che con la Chartreuse gialla, oltre all’Alamagoozlum, non farete molti altri cocktail importanti (Alaska, ex IBA, squisito; Naked and Famous, IBA), e quindi dovete decidere se vale la spesa, assieme agli altri ingredienti (tutti abbastanza costosi), per un cocktail che semmai non entusiasma… Se in casa avete già la verde, direi di provare con quella per capire se il genere vi piace; semmai, anziché 15 ml provate con 10.
  • Per il rum non si transige: Rum Giamaicano; se proprio dovete finire la bottiglia di quello delle Barbados pazienza (ma mi state dicendo che avete in casa un Rum delle Barbados?)… ma non rum cubano, non venezuelano e così via. Se a casa avete una bottiglia di Bacardi, o di Havana Club, o di Pampero, semplicemente scordatevi l’Alamagoozlum.
  • Infine il re indiscusso di questo cocktail: il Genever (anche con la grafia Jenever) è un liquore semplicemente straordinario, unico, particolare, che farà la differenza nel vostro cocktail. Considerato a volte un antenato del Gin (ma è sbagliato), in realtà assomiglia più a un Whiskey inventato fra Belgio e Paesi Bassi secoli fa. Anche fare un paragone col Whiskey, comunque, rischia di confondervi. Il gusto del Genever è semplicemente quello del Genever, ed è esattamente la componente – che marca molto il cocktail – che amerete o detesterete.

Un chiarimento sull’albume. Mettere un po’ di albume d’uovo nei cocktail serve a rendere soffice la miscela (quella che in inglese si chiama texture) e a fare una simpatica schiumetta di superficie che è un po’ la caratteristica di serti sour. Anziché l’albume (mi raccomando: pastorizzato!) si può usare l’acqua faba, che sarebbe poi quella del barattolo di ceci. Il punto è che questi liquidi proteici hanno molta più tensione superficiale dell’acqua o dell’alcool, e le bollicine rimangono persistenti nel bicchiere. La procedura è semplice; generalmente si versano tutti gli ingredienti – tranne il ghiaccio – nello shaker e si fa una shakerata “a secco”, con giusto vigore, per far montare un po’ l’albume; in alternativa si usa un aerolatte (o montalatte, quel frullino per far la schiuma nel cappuccino). Dopo, si mette il ghiaccio e si fa lo shake tradizionale, prima di versare filtrando nella coppetta. Ci sono alternative, per esempio l’azione dell’aerolatte dopo avere ghiacciato la bevanda, o prima e dopo. Il punto è che se mettete poco albume la schiumetta non viene. Ve lo dico subito: coi 10 ml indicati da Mastellari vi scordate la schiuma; almeno 20.

Versate in coppetta, con o senza twist di limone e senza guarnizioni, perché è bello così e altri profumi (come l’ananas suggerito dalla Difford’s) c’entrano come i cavoli a merenda.

È l’ora della mia versione dell’Alamagoozlum:

  • 20 ml Genever;
  • 15 ml Jamaican Rum;
  • 15 ml Chartreuse gialla;
  • 15 ml Orange Curaçao;
  • 10 ml sciroppo di zucchero;
  • 20 ml albume d’uovo pastorizzato;
  • 3 schizzi di Angostura;
  • no twist, nessuna guarnizione.
  • Coppetta, no ghiaccio.

In conclusione: il cocktail è profumatissimo, con molti aromi sui quali – se bilanciate bene la composizione – spicca il Genever, ma senza prepotenza, lasciandovi a lungo un profumo delizioso sul palato. State attenti che è molto alcolico. Tutti i distillati usati viaggiano sui 40° (il Genever che uso io ne ha 47), quindi non è il classico “bicchiere della staffa” da bere prima di mettersi in viaggio.


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