Ufficio controllo del tempo residuo

– Signor?

– Bezzi.

– Betti. Nome?

– No, Bezzi, con due zeta…

– Ah, BEZZI! Nome?

– Claudio.

– Mmh… sì, ecco qui, Bezzi Claudio… Ha un documento?

– Sì, eccolo…

– (Dà un’occhiata veloce alla carta d’identità) Bene, grazie… (armeggia qualche istante al computer). Allora, Signor Bezzi, lei ha finito il tempo.

– (Perplesso) Cioè?

– Il tempo! L’ha consumato tutto, non ne ha più!

– Il tempo di che, scusi? Non ho pagato qualcosa?

– No no (sorride), scusi… non tutti sanno…

– Ma cosa? Se si spiega…

– Dunque… Lei non ha più tempo per vivere. Capisce? Ha consumato tutto il tempo che aveva disponibile…

– (Un po’ spazientito) Ma cosa dice! Ho qualche malattia, o cosa? Cosa intende dire?

– No, signor Bezzi, si calmi per piacere… io faccio solo il mio dovere. Cerco di spiegarmi. Lei è in salute – per quello che ne so – e questo non è un ambulatorio medico, lo vede bene…

– Eh! Quindi?

– Quindi il discorso è diverso. Come posso dirle? Lei deve avere vissuto molto intensamente e ha consumato più tempo di quello che aveva. Ha vissuto su di giri, ha fatto troppe cose… Per capirci: è come se lei avesse vissuto 30 ore al giorno, andando a debito col suo tempo, capisce?

– (Muto; occhio fisso)

– Signor Bezzi! Ha capito?

– Mi scusi, ma chi è lei? Che ufficio è questo?

– Oh, signor Bezzi, ma cosa importa! Io sono solo un impiegato come tanti, e questo è un ufficio come tanti persi nel labirinto della Previdenza… cosa vuole… qui si ragiona in maniera semplice, sa? Vita, morte, pensione, reversibilità… tutte cose noiose, in fin dei conti. Oddio… non per gli interessati, certo. Insomma, qui contabilizziamo il tempo, e lei, vedo (dà un’occhiata al computer) ne ha consumato davvero molto… Ma cosa ci ha fatto, eh (con sorrisetto malizioso)?

– Ma… che ne so… cos’avrei mai fatto?

– Eh, caro Bezzi, qui i numeri parlano chiaro, guardi… (gira lo schermo verso Bezzi) Vede la riga in rosso, lì in basso? Cosa legge?

– (Con voce bassa) Meno dieci virgola sessantasette…

– Esatto! Lei ha consumato 10 anni virgola 67 – come dire 10 anni e mezzo, via – in anticipo. Capisce?

– E quindi?

– Eh… dovrebbe essere chiaro… lei è arrivato, in anticipo, alla fine della sua vita…

– Ma come?

– Ahah! Ma sa che lei è simpatico! “Come” lo saprà lei! Donne, viaggi, feste, superlavoro, stress… se ci pensa lo capirà da sé.

– 10 anni…

– Virgola 67, esatti esatti. Ora, comprende: lei ha già una certa età, fra 10 anni e mezzo lei sarebbe morto. Chiaro? Un cancro, un infarto, o uno schianto con l’automobile… Ma lei i suoi 10 anni se li è consumati in anticipo.

– (Inebetito) Li ho consumati in anticipo?

– Eh sì, caro Betti.

– Bezzi.

– Bezzi, scusi.

– Ma è una cosa mai sentita, io non ne ho mai sentito parlare…

– Oh, sì, grazie. Siamo bravi. Sa, ci sono uffici importanti ma non molto popolari, ecco… noi purtroppo siamo uno di questi. Capisce, non c’è maturità fra i cittadini…

– Mi faccia capire. Ho vissuto intensamente e ho consumato in anticipo la vita che avrei avuto se avessi vissuto normalmente?

– Esatto. Sintesi meravigliosa, bravo.

– Un cazzo!

– (Finge di non sentire)

– E adesso cosa dovrei fare?

– E adesso cosa?

– Cosa dovrei fare?

– Oh… niente! Noi chiamiamo i nostri utenti una settimana prima. Così si preparano, capisce?

– Prima di cosa? Oh… intende…?

– (Annuisce gravemente).

– Quindi fra una settimana…

– Muore.

– Muoio.

– Certo, cos’altro? Lei ha consumato il tempo. Fra una settimana muore, in anticipo.

– E io cosa faccio adesso?

– Caro Bezzi, qui il mio compito finisce. Lei può dormire tutto il tempo, intontirsi con una maratona Trono di Spade, leggere, far l’amore, scrivere… Ha scritto un testamento?

– Io… no…

– Ecco! Scriva un bel testamento!

– Un testamento? Ma vaffanculo!

– Si moderi la prego. Io sono solo un pubblico ufficiale. (Attende il trascorrere di qualche attimo di silenzio). Bene; c’è altro che posso fare per lei?

– Eh… no… non credo…

– Bene. I miei migliori auguri. (Preme un pulsante che fa ‘ding!’). Numero 23!

“Ma dopo… che cosa hai fatto mai dopo, in tanti anni?”

“Oh”, confessai “non lo so più neanch’io. Ho studiato, ho fatto della musica, ho letto libri, scritto libri, viaggiato…”

“Strani concetti che hai della vita! Hai fatto sempre cose così difficili e complicate e non hai imparato quelle semplici. Non avevi tempo? Non avevi voglia?”

(Hermann Hesse, Il lupo della steppa)

Piccolo divertissement del 30 Dicembre 2017, senza modifiche su Alamagoozlum il 12 febbraio 2023.


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